sabato 19 marzo 2011

Auguri cara Italia!

Ebbene... tutto è pronto per i festeggiamenti del centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, molte città hanno già presentato un vasto programma di iniziative e mostre, fra le prime Torino, dove anche noi alunni della (stupenda) IIa classico ci recheremo in viaggio d'istruzione.
Ma è tutto veramente pronto? a voi le risposte.

Dialogo fra sordi...

Le recenti parole pronunciate dal nostro Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al congresso dei "Cristiano riformisti" tenutosi in data 26 febbraio 2011 hanno suscitato degli accesi dibattiti che hanno visto emergere posizioni diverse. La polemica è nata a partire da questa sua frase: "...poter liberamente educare i figli...e liberamente vuol dire di non essere costretto a iscriverli ad una scuola di stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quello che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell'ambito della loro famiglia".


Federico e Giulia:L'interpretazione negativa del discorso è principalmente dovuta al contesto non adatto in cui è stato pronunciato e al fatto che Berlusconi ne fosse l'artefice. Inoltre anche l'uso del termine inculcare non è propriamente felice, ma conoscendo il personaggio, se ne dovrebbe dare poco peso e discutere piuttosto sui contenuti che ne emergono.
Alessia: Il punto è che Berlusconi sta denigrando la scuola pubblica in favore di quella privata, quando il suo compito sarebbe incentivare una struttura che è importante per lo sviluppo del paese. Troppo semplice sarebbe sbrigarsela affermando che il suo discorso è parte integrante del personaggio poiché il ruolo a cui egli è stato preposto implica che abbia il dovere di occuparsene nel modo più adeguato seguendo la volontà popolare.
Federico: una cosa su cui poco si riflette è che in Italia non vi è piena libertà di scelta in ambito educativo. Infatti attualmente un decimo della popolazione scolastica nazionale è iscritto alle scuole non statali. Ma potrebbe esserci una percentuale più alta, in quanto non tutte le famiglie dispongono dei soldi necessari per un'istruzione che sia diversa da quella che viene erogata dalla scuola statale. Questo dimostra che ci sono delle famiglie che vedono violato il diritto sancito dall'articolo 30 della Costituzione.
Giulia: ogni genitore è comunque libero di scegliere il tipo di scuola in cui mandare il proprio figlio, anche se è vero che l'insegnamento di un professore con determinate idee produce un effetto diverso sugli alunni, rispetto a quello che potrebbe produrre un insegnamento più “neutro”. Ma, visto che, più o meno, le idee dell'insegnante vengono trasmesse durante l'insegnamento è praticamente impossibile.
Federico: Le polemiche sono perlopiù faziose e dettate dall'appartenenza politica ad una determinata parte. È chiaro che la scuola pubblica fu ed è una conquista importante per la società, ma ciò non toglie che affiancata ad essa vi possa essere una scuola privata, laica o religiosa, che collabori all'educazione. Succede così ad esempio nella laicissima e centralizzata Francia, tanto per citare un vicino esempio, in cui si ha la piena libertà di scegliere dove educare i propri figli senza dover pagare delle rette che spesso e volentieri sono onerose e gravose. Al contrario in Italia, nonostante la scelta sia libera, i genitori sono chiamati a pagare, attraverso le ordinarie tasse, la scuola pubblica alle quali vengono aggiunte le rette della scuola privata che eventualmente si decide di frequentare.


La rivoluzione è donna

Donne manifestanti, donne rivoluzionarie, donne che vogliono la libertà! Sono loro che in Medio Oriente combattono contro i retaggi del proprio passato, in cui il ruolo femminile all'interno della società era sovrastato dalla figura maschile.
Oggi, in piazza Tahrir, in Egitto, sono le madri di famiglia assieme ai propri bambini che sostengono la protesta impegnandosi per la sicurezza, la comunicazione e l'assistenza; sono le studentesse delle università egiziane (rappresentanti di più della metà degli iscritti) che pubblicano articoli di giornale trainando l'evoluzione culturale che ha promosso la protesta. Una protesta che non si manifesta solo nelle piazze ma che è partita e si è diffusa soprattutto tramite i social-network, dando alle donne la possibilità di una leadership che porti avanti la causa della libertà e della giustizia.
E allora una riflessione ci sorge spontanea: in un paese in cui la figura della donna per anni è sempre stata sottomessa e subordinata, oggi, nel 2011, qualcosa sta cambiando. In Egitto così come in gran parte del Medio Oriente le donne si mettono in prima fila per difendere i propri diritti e il futuro dei propri figli. In Italia invece il gentil sesso combatte con le unghie e con i denti per conquistare visibilità in televisione, a volte utilizzando mezzi e strategie che lasciano il popolo italiano perplesso e inorridito. Sarà molto difficile che un social-network di enorme popolarità (come facebook) possa servire alle donne italiane per uno scopo diverso da quello inutile e superficiale che sono solite utilizzare.
Così come lo stereotipo sulle donne dei Paesi islamici è stato sfatato, sarebbe decisamente opportuno che in Italia non si venisse a creare quello della donna-oggetto; Napolitano lancia un appello a tutte quelle donne che cercano la realizzazione personale senza valorizzare nessuna qualità interiore. “A tutte le donne spetta, nella quotidianità della loro vita, il dovere di contrastare luoghi comuni, di esigere rispetto e considerazione (…)” “Ci vuole un'opera di rinnovamento morale.” E' ora dunque che le donne italiane si mettano anch'esse in prima fila facendo capire all'Italia, così come a tutte le autorità politiche, quali siano le loro potenzialità.




Monica, Marta, Fiammetta, Fidel

L'AZZARDO DEL NUCLEARE







La tragedia giapponese riporta il tema del nucleare al centro del dibattito politico. E mentre ci avviciniamo al referendum di giugno, gli italiani cominciano a parlarne. Criticamente. Ecco dieci buoni motivi per essere antinucleari.

1. Il nucleare è molto pericoloso
La tragedia di Cernobyl ha dimostrato la pericolosità di questa fonte di energia. Quell’incidente ha causato e causerà ancora nel futuro centinaia di migliaia di vittime e ancora oggi, a 23 anni di distanza, le ricerche scientifiche mostrano ancora impatti sia sulla flora che sulla fauna. Cresce l’evidenza di leucemie infantili nelle aree vicino alle centrali nucleari.

2. Il nucleare è la fonte di energia più sporca
Le centrali nucleari generano scorie radioattive. Le scorie a vita media rimangono radioattive da 200 a 300 anni, le scorie a vita lunga anche miliardi di anni e non esiste ancora un sistema per la gestione in sicurezza delle scorie nel lungo periodo.

3. Il nucleare è la fonte di energia che genera meno occupazione
Gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare di Enel in termini energetici e creerebbero almeno 200 mila nuovi posti di lavoro “verdi” e dunque 10-15 volte l’occupazione indotta dal nucleare.

4. Il nucleare è troppo costoso
Secondo il Dipartimento USA dell’energia un EPR costa, in euro, 7,5 miliardi, una cifra ben maggiore rispetto a quanto propagandato da Enel e governo (4,5 miliardi). Se poi teniamo conto dello smaltimento delle scorie e dello smantellamento e bonifica degli impianti nucleari, i costi per noi e le future generazioni saranno ancora più elevati.

5. Il nucleare non è necessario
Entro il 2020 le fonti rinnovabili, insieme a misure di efficienza energetica, sono in grado di produrre quasi 150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l’obiettivo di Enel sul nucleare, tagliando drasticamente le emissioni di CO2.

6. Il nucleare è una falsa soluzione per il clima
Il nucleare è una scelta inutile ai fini climatici, visto che le centrali saranno pronte certamente dopo il 2020 e invece bisogna ridurre oggi le emissioni di gas serra. Investire sul nucleare sottrae risorse alle fonti davveropulite, efficienza energetica e rinnovabili.

7. Il nucleare non genera indipendenza energetica
Se il nucleare dovesse tornare in Italia, continueremo a importare petrolio per i trasporti e diventeremo dipendenti dall’estero per l’Uranio e per la tecnologia, visto che il nuovo reattore EPR è un brevetto francese. E, comunque, la Francia leader del nucleare ha consumi procapite di petrolio superiori a quelli italiani.

8. Il nucleare è una risorsa limitata
L’Uranio è una risorsa molto limitata destinata a esaurirsi in poche decine di anni. Nel caso venissero costruiti nuove centrali, l’esaurimento delle risorse di Uranio si accelererebbe.

9. Il nucleare non ha il sostegno dei cittadini
Gli italiani hanno detto NO al nucleare con un’importante scelta referendaria. Oggi i sondaggi di opinione rivelano che la maggior parte dei cittadini non vuole una centrale nucleare nella propria Regione.

10. Il nucleare: più è lontano e minori sono i rischi
Alcuni sostengono che il rischio nucleare c’è già, essendo l’Italia circondata da reattori. È una affermazione scorretta: anche se non è mai nullo, il rischio per le conseguenze di un incidente diminuisce maggiore è la distanza dalla centrale. Le Alpi, come si è visto nel caso di Cernobyl, sono una parziale barriera naturale per l’Italia.







Il Giappone rischia il disastro nucleare.
L'Italia il 12 e il 13 Giugno dovrà decidere se affidarsi al nucleare.
Noi, a questo proposito abbiamo deciso di postare i dieci motivi per cui il nucleare non è realizzabile in Italia, pubblicati dal "post viola".

RIFLETTETE


Agnese, Alessandro, Beatrice, Giulia.




Vogliamo davvero le centrali nucleari?

Dopo il disastro nucleare ancora in corso nella città di Fukushima in Giappone, causato da uno tsunami avvenuto l'11 marzo, ci ritroviamo a riflettere con più coscienza se sia necessario o meno e quanto sarebbe pericoloso avere delle centrali nucleari anche nel nostro paese.

Il referendum per decidere riguardo a questa questione si terrà nei giorni 15 e 16 giugno, nonostante un referendum fosse già stato indetto nel 1987 e avesse avuto esito negativo: è stato anche creato un forum che raccoglie le opinioni degli Italiani, anche se è evidente la tendenza pro-nucleare.

Questa propensione ad accettare l'uso del nucleare si nota anche nello spot pubblicitario messo in onda dal 25 febbraio: a differenza di una prima versione alla fine compare la frase “Noi siamo favorevoli. E tu?”.

Noi, che siamo indubbiamente contrariE al nucleare, riteniamo che questo tipo di persuasione del cittadino, sia vergognosa (per rispettare la netiquette e non dire altro).

Ma perchè questo tipo di energia va evitata?

  • La denominazione “prima”, “seconda” oppure “terza” generazione non ha alcun significato: chi di voi infatti sa quali sono le reali differenze tra questi tipi di reattori e riesce a leggere oltre i lunghi e noiosi (a volte incomprensibili) discorsi degli scienziati?


  • Il nucleare è DAVVERO sicuro? Non siamo disposte ad accettare una forma di energia che potrebbe compromettere il nostro futuro e quello delle generazioni future.

  • Dove costruiremo questi centrali? L'Italia è un paese ad alto rischio sismico, è un dato di fatto, ed è quasi totalmente abitata. A meno che non vogliate costruire una centrale in cima a una montagna, chi la vorrebbe accanto alla propria casa?


Esistono molte altre fonti di energia rinnovabili, più sicure, ma che non vengono prese in considerazione per la mancanza di informazioni e perchè economicamente non portano tanti vantaggi quanto il nucleare.

Si parla tanto di voglia di “indipendenza energetica” dagli stranieri, ma forse dovremmo imparare ad accettare il fatto che l'Italia non ha molte materie prime, eppure dispone enormemente di sole e vento.

Meglio la bancarotta dello stato o l'autodistruzione?

Pensateci, ne va del vostro futuro.

Federica, Maria Cristina, Tessa e Giulia


“Perché noi crediamo nei giovani, perché hanno meno paura, perché alzano il culo, perché vogliono mangiarsi il mondo. Gli devi dare occasioni, ai giovani”; è con questa risposta che i nuovi capi mafiosi giustificano la volontà di investire sui giovani. Ciò che ci scandalizza non sta nel fatto che la criminalità comprenda il reale valore e la forza dei giovani, ma, se caliamo quest'affermazione nella realtà italiana con la quale i giovani si confrontano, oggi è inevitabile chiedersi come è possibile che tanta attenzione arrivi dalla mafia piuttosto che dallo Stato.Sempre minor opportunità lavorative, sempre più assenti le prospettive per il futuro, nessuno o pochi disposti a credere nelle capacità delle nuove generazioni e ad ascoltare disagi e paure che inevitabilmente oggi colpiscono qualsiasi giovane che abbia la volontà di realizzarsi.
E in tutto questo: quale posizioni assume lo Stato? Finora, come ha dimostrato di occuparsi dei nostri problemi e di allontanare quei timori che, in una generazione giovane in uno Stato democratico, non dovrebbero presentarsi?
Ecco che cosa ci scandalizza.
Perché devono essere le percentuali della richiesta di lavoro a decidere il nostro percorso di studi e non le nostre inclinazioni, le nostre passioni, i nostri interessi? É accettabile che un giovane oggi debba preoccuparsi di non avere le condizioni economiche necessarie per garantirsi un regolare percorso di studio nonostante le capacità? Di quale meritocrazia si può parlare se le condizioni di partenza di ciascun individuo sono diverse le une dalle altre? Questi sono gli interrogativi che si pongono milioni di giovani italiani, concetti di cui quotidianamente sentiamo parlare, che rischiano di stancare e di rientrare nella normalità. “Eh, ma si sa che è così, è sempre la stessa storia” è un frase ricorrente qualora un problema rientri a far parte dell'ordinario collettivo, conseguenza naturale, ma assai pericolosa in quanto allude ad uno stato di accettazione della questione. Il problema non viene più percepito nella sua totale gravità, ma anzi rientra nella normalità, con il rischio di una società passiva e incapace di riconoscere e, di conseguenza, di combattere i mali che la affliggono.
Adalgisa, Francisca, Giulia, Lara

ESSERE UNA VOGLIA MASCHILE


Perché le donne si prestano così? Perché lasciano che gli uomini sfruttino i loro corpi? Dov'è finita la loro dignità? E' solo colpa di noi femmine o di una società che lascia credere che tutto ciò sia divertente? Certo, fa sbellicare dalle risate vedere una ragazza mezza nuda che ride per delle battute oscene, mentre il presentatore la stupra con gli occhi e il cameraman inquadra le sue "curve" più prorompenti! Siamo passate dall'essere totalmente ignorate, dall'essere ritenute quasi dei robot che pulivano la casa, badavano ai figli e partorivano bambini, all'essere considerate un semplice oggetto delle voglie maschili! E' meglio dunque essere schiave del lavoro domestico o dello sporco desiderio di maschi abituati a mostrare le parti più vergognose del loro carattere, vantandosene in pubblico? E' realmente una cosa di cui vantarsi? Quando le donne potranno essere rispettate per quello che sono e per quello che di buono possono portare al mondo? Dobbiamo ribellarci e dimostrare agli uomini quello che anche le donne sanno fare, perché dopo millenni di storia i maschi non hanno ancora capito che senza di noi non sarebbero nemmeno nati, e che se le loro madri non li avessero allattati, curati ed educati non sarebbero le "grandi persone" che ora dicono di essere! Devono ricordarsi che hanno avuto il 50% di possibilità di nascere femmine, e che se questo fosse successo non avrebbero avuto meno capacità intellettuali di quante ne avrebbero possedute se fossero state dei maschi! E il discorso vale anche per noi donne: non cerchiamo di dimostrare che il sesso femminile è migliore rispetto a quello maschile, ma tentiamo semplicemente di raggiungere la parità e smettiamola di compiangerci: dimostrare le proprie capacità nella vita pratica è meglio che parlarne soltanto in teoria!

Giulia Cason, Federica Pauletti, Maria Cristina Marin e Tessa Dalla Caneva

sabato 5 marzo 2011

17 marzo: Unità d'Italia (?)


il 17 marzo è festa per l'Italia intera? Per il Consiglio dei Ministri sì, ma c'è ancora qualcuno che non è d'accordo; ad esempio il presidente della Provincia Autonoma di Bolzano Luis Durnwalder.  L'altoatesino ha di recente affermato: 'il gruppo linguistico tedesco non ha nulla da festeggiare. Nel 1919 non ci è stato chiesto se volevamo fare parte dello Stato italiano e per questo non parteciperò ai festeggiamenti' e ancora: 'Noi abbiamo un'altra storia. Siamo una minoranza austriaca che vive in Italia e il 70% non ha nulla da festeggiare'. Queste dichiarazioni si sono trascinate dietro una valanga di polemiche, che hanno portato il presidente della Repubblica a scrivere una lettera in risposta a Durnwalder. È intervenuto allora il deputato Svp Karl Zeller: 'come possiamo festeggiare l'Unità d'Italia se siamo stati annessi contro la nostra volontà?'. Si spiega così l'opposizione assunta dal presidente della provincia autonoma di Bolzano, che non si ritiene appartenente allo Stato italiano, tanto da affermare: 'Io stimo l'Italia ma non amo i festeggiamenti. Viva L'Italia: io non lo dico'. Noi ci chiediamo: il pensiero di Durnwalder è soltanto una voce fuori dal coro?

 Agnese, Beatrice, Giulia, Alessandro.



Maestra di vita.

Vanda si ferma, ci guarda uno ad uno e le esce dal cuore una calda esortazione: “Giovani aderite ad un partito, esprimete i vostri ideali, rendetevi protagonisti e soggetti del vostro futuro e di quello della vostra città”.
Mercoledì 2 marzo in previsione della festa della donna abbiamo avuto l'onore di incontrare la dottoressa Vanda Milano, una delle prime donne laureate in medicina e primario di un ospedale in Italia, ma soprattutto l'unica donna eletta parlamentare Bellunese ancor oggi nella storia.
La dottoressa ha iniziato la conferenza con un excursus vitae, raccontando del suo passato sudato e difficile nel farsi accettare nella vita in quanto donna, non solo distante dai canoni di bellezza di quegli anni a mo di “Brigitte Bardò”, ma anche per le modeste condizioni economiche della famiglia.
Sin da giovane si dimostra molto determinata, concentrata nel perseguimento dei propri ideali e con una forte personalità.
Nasce così in lei uno spiccato interesse per la politica, tanto da iscriversi sin dalla tenera età al partito comunista Italiano, per poter dar voce alla propria insoddisfazione riguardo ad alcuni stereotipi e per esporre il proprio pensiero riguardo ad alcune tematiche di ordine sociale.

Silvia, Anna, Beatrice ed Eleonora.