E in tutto questo: quale posizioni assume lo Stato? Finora, come ha dimostrato di occuparsi dei nostri problemi e di allontanare quei timori che, in una generazione giovane in uno Stato democratico, non dovrebbero presentarsi?
Ecco che cosa ci scandalizza.
Perché devono essere le percentuali della richiesta di lavoro a decidere il nostro percorso di studi e non le nostre inclinazioni, le nostre passioni, i nostri interessi? É accettabile che un giovane oggi debba preoccuparsi di non avere le condizioni economiche necessarie per garantirsi un regolare percorso di studio nonostante le capacità? Di quale meritocrazia si può parlare se le condizioni di partenza di ciascun individuo sono diverse le une dalle altre? Questi sono gli interrogativi che si pongono milioni di giovani italiani, concetti di cui quotidianamente sentiamo parlare, che rischiano di stancare e di rientrare nella normalità. “Eh, ma si sa che è così, è sempre la stessa storia” è un frase ricorrente qualora un problema rientri a far parte dell'ordinario collettivo, conseguenza naturale, ma assai pericolosa in quanto allude ad uno stato di accettazione della questione. Il problema non viene più percepito nella sua totale gravità, ma anzi rientra nella normalità, con il rischio di una società passiva e incapace di riconoscere e, di conseguenza, di combattere i mali che la affliggono.
Adalgisa, Francisca, Giulia, Lara
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